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La giusta prevenzione per scongiurare le conseguenze dell'infarto
Migliorano le probabilità di sopravvivenza all'infarto, ma nel 75% dei casi permangono delle conseguenze. Negli ultimi anni, in Italia, la mortalità dei connazionali per attacco cardiaco è scesa dal 7% al 4%, soprattutto perchè si sono ridotti i tempi di intervento in struttura specializzata. Si è fatto molto in tema di ricoveri, aumentati del 30% in 7 anni. "La nuova emergenza riguarda gli 'acciacchi' successivi: un infartuato su quattro sviluppa, spesso dopo poco tempo, un'insufficienza cardiaca, e uno su due una disfunzione della pompa cardiaca. Problemi che affliggono, dunque, tre infartuati su quattro. A volte anche senza sintomi facilmente individuabili", avverte ai microfoni Adnkronos Francesco Fedele, presidente della Societa' italiana di cardiologia (Sic). Per questo, per prevenire le pericolose conseguenze dell'infarto, è opportuno investire sulla prevenzione e il controllo dei pazienti infartuati. Un dato su tutti per riflettere: il 15% degli uomini e il 20% delle donne muoiono nel primo anno dopo un attacco cardiaco.
Puntare sulle cosnseguenze: "il post-infarto e' la nuova emergenza". Una recente ricerca ha rivelato che solo il 50% dei pazienti a 6 mesi dall'evento prende ancora 4 farmaci salvavita (aspirina, ace-inibitori, betabloccanti e statine). Un'altra metà (e il dato è addirittura superiore nel campione femminile!) ha interrotto le cure. Ciò è un fatto gravissimo, che può gravemente compromettere la salute e la sopravvivenza dell'ex infartuato/a. Occorre sanare queste situazioni con una campagna di informazione adeguata e maggiori controlli.
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