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Sei in Chirurgia estetica » Chirurgia estetica » La punta del naso: come farla naturale?
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Intervento estetico nasoIntervento chirurgico del naso: dare una forma naturale alla punta del naso durante la rinoplastica è l’obiettivo di ogni chirurgo plastico

...come raggiungere questo obiettivo con una metodica standardizzabile rimane un enigma. Negli ultimi anni nell’ottica di una rinoplastica morfodinamica, si ha sempre più spesso un approccio sistematico e graduale all’anatomia della punta, utilizzando quanto più possibile tecniche di rimodellamento meno traumatiche e più conservative. Ciò che contraddistingue il chirurgo esperto dal neofita è, in parte, l’abilità di prevedere e compensare con accuratezza i fattori che condizioneranno l’estetica nasale durante la fase di convalescenza e nei mesi successivi. Una rinoplastica di successo è preceduta da un’attenta osservazione della struttura nasale, della malformazione e delle relazioni che questa ha con la fisionomia circostante, vale a dire la diagnosi accurata del difetto.

   
Cenni di anatomia del naso
Lo scheletro nasale è composto da osso e cartilagine in stretta relazione. La punta del naso, in particolare, è costituita interamente da strutture cartilaginee (cartilagini alari).
 

La punta del naso
La punta del naso può essere considerata come quella porzione del naso mobile ed “animata”, in diretta contrapposizione con la struttura ossea. La sua configurazione, posizione e forma, derivano prevalentemente dalla forma, dal contorno e dallo spessore delle cartilagini alari, che costituiscono parte importante della punta del naso, sebbene una cute ed una sottocute spessi possano influire profondamente sulla configurazione della punta... In funzione dello spessore della pelle, della quantità di grasso sottocutaneo e dell’attività e dell’abbondanza di ghiandole sebacee, la forma della punta può variare considerevolmente rispetto alla struttura di base delle cartilagini. Pertanto, nella progettazione della punta del naso, è importante pianificare preventivamente la correzione ed eseguire con destrezza una procedura simmetrica della punta che consenta di ottenere un risultato naturale. La chirurgia “ideale” conserva quanta più cartilagine alare possibile, con un aspetto vantaggioso a lungo termine. Quando si attua una scultura della punta del naso, si devono prendere in considerazione 2 concetti fondamentali: la proiezione e la rotazione della punta.

Questi sono due concetti fondamentali , che il chirurgo deve conoscere, valutare e capire, per evitare di trovarsi poi con punte iperproiettate ed eccessivamente “all’ insù”.


Concetti di rimodellamento della punta
Le tecniche di rimodellamento della punta possono essere classificate in tecniche che prevedono la conservazione dell’arco cartilagineo, e tecniche che prevedono un’interruzione dell’arco cartilagineo. Non si può confezionare una tecnica universale a ciascuna punta.


Innesti per la punta
Esistono dei casi clinici in cui per ottenere adeguate modificazioni di proiezione, è necessario l’uso degli innesti. Gli innesti sono materiali autologhi, prelevati dallo stesso paziente ,che vengono reimpiantati in una sede diversa. La sede ideale del prelievo è la regione dell’orecchio; nella scultura della punta, essi possono essere posizionati in diversi punti: nell’angolo naso labiale, per aprirlo nel caso in cui sia troppo chiuso, o nello spazio tra le due cartilagini alari. Gli innesti più importanti sono l’innesto “a scudo” di Sheen, l’innesto “a cuneo”, l’innesto a “galleggiamento” di Goldman, definito a galleggiamento perché viene mantenuto in sede senza alcuna sutura, in virtù delle forze elastiche naturalmente esercitate dai tegumenti, con un’immediato miglioramento cosmetico del profilo. Nella valutazione preoperatoria del paziente, nel caso in cui si vogliano o si debbano usare degli innesti, va sempre considerata la qualità e il tipo di cute, in quanto, se ci si trova di fronte ad una cute molto sottile, l’innesto posizionato si potrebbe vedere  in trasparenza.


Complicanze e insuccessi nella punta


Tutte le complicanze della rinoplastica sono a volte imprevedibili, e si possono manifestare precoci o tardive per motivi indipendenti spesso dall’accuratezza delle indagini preoperatorie e della precisa esecuzione dei tempi chirurgici. Nel caso specifico della punta, l’insuccesso più frequente è rappresentato dalla “caduta della punta” associata al quadro del “supratip” ovvero bec de corbin, distinto nel 1975 dal Prof. Valerio Micheli Pellegrini in 5 gradi.
 

Conclusioni

Il risultato finale di ogni rinoplastica è conseguenza sia dell’anatomia unica ed individuale del paziente, quanto delle capacità del chirurgo. Il chirurgo DEVE giudicare la struttura, l’elasticità della cute e dei tessuti sottocutanei, poiché essi variano da zona a zona,e  valutare le influenze della mimica facciale. E’ responsabilità fondamentale del chirurgo bilanciare i desideri espressi dal paziente con ciò che è realisticamente ottenibile con le limitazioni inerenti a ciascun singolo caso. Altrettanto importanti, quanto la valutazione di ciò che può essere realisticamente ottenuto con la rinoplastica, è l’abilità di stabilire ciò che non può essere ottenuto.

La scultura conservativa della punta produce risultati più favorevoli, consentendo di evitare le incavature, strozzature, la rotazione eccessiva, le asimmetrie e le perdite di supporto della punta, tutte complicanze che mai nessun paziente e soprattutto nessun chirurgo vuole avere.

Dr.ssa Maria Luisa Pozzuoli

 

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