Ultimi articoli

Ultime news

Sei in Dietologia » Dietologia » L'obeso e il cibo
E-mail
Dipendenza ciboAlcuni meccanismi di ricerca del cibo sono per la persona obesa inconsci e fuori del suo controllo


La dipendenza dal cibo è una caratteristica fondamentale del profilo dell’obeso. E’ quasi impossibile per gli obesi mangiare poco, assaggiare. La persona obesa tende a mangiare oltre modo senza controllo o porsi dei limiti, non sopporta dover interrompere il flusso dei suoi pasti sovraccarichi altrimenti resta con il pensiero fisso di dover mangiare.

 

 

La sensazione di sazietà non arriva neanche dopo pasti abbondanti, lo stimolo della fame è sempre presente. Questo aspetto della dipendenza dal cibo può riguardare anche alcuni alimenti specifici. Vi sono persone che preferiscono abbuffarsi di dolci e non riescono a farne a meno. La dipendenza dalla cioccolata ne è un esempio.

La dipendenza degli obesi dal cibo si avvicina molto a quella di chi dipende dall’alcol. Entrambi hanno in comune una difficoltà di relazione con sé stessi e con gli altri.

Uno degli aspetti in comune riguarda proprio l’incapacità a gestire il senso di rabbia e uno scarso autocontrollo. Chi abusa del cibo attua un meccanismo inconsapevole di “anestesia” dei sentimenti e in modo particolare dei sentimenti di rabbia, quindi delle emozioni negative. La dipendenza dal cibo è anche più complicata da controllare rispetto a quella da alcol, fumo di sigarette o droghe. Non si può vivere senza cibo, mentre si potrebbe vivere senza fumare, bere alcol o drogarsi… anzi si vivrebbe anche meglio! 

Come riuscire a smettere di dipendere dal cibo è per l’obeso un vero dilemma. Molti preferiscono dare un taglio netto alla loro dipendenza con una dieta estrema e drastica piuttosto che rinunciare parzialmente e gradualmente al cibo. L’astinenza completa è sicuramente meno difficile dell’abbandono parziale. Ciò dipende dal fatto che anche un solo assaggio di quel particolare piatto significherebbe per l’obeso desiderarne sempre più e più e non vederne mai la fine. Questo bisogno di saziarsi proviene da quel concetto di "tutto bianco o tutto nero" tipico della persona obesa che non conosce mezze misure. Il pensiero di doversi mettere a dieta viene sempre rimandato al “giorno dopo”. Questo atteggiamento asseconda la voglia e il desiderio di non smettere mai con l’ultimo morso.

Come per tutte le altre dipendenze anche quella dal cibo si manifesta con dei sintomi che la persona accusa al momento della “fame frustrata”, della sensazione di fame e di poca sazietà.

I sintomi sono di natura psicologica e fisica: digestivi, respiratori, renali, circolatori fino ad investire la sfera emotiva manifestandosi sotto forma di altri disturbi. Vi possono essere: costipazione, diarrea, bruciore di stomaco, indigestione, spasmi, crampi, gonfiori, ritenzione idrica, incontinenza, battito irregolare, tachicardia, dolori al petto, respiro corto, pruriti, come anche depressione, ansia, irritabilità, affaticamento, insonnia, agitazione, senso di frustrazione e disagio, incubi, attacchi di panico improvvisi, fobie mai riscontrate prima ecc… Molti di questi sintomi hanno a che fare con il senso di deprivazione del cibo che si traduce in deprivazione emotiva. Ma è importante comprendere la natura del problema che è alla base della ricerca del cibo come “cura” di carenze emotive o affettive: autostima, amore, accettazione, ecc…Questi bisogni non possono essere soddisfatti in alcun modo dal cibo. Il meccanismo inconscio che rende il cibo protagonista e rimedio delle problematiche individuali porta all’eccesso nella misura in cui la carenza persiste e perciò anche il senso di inadeguatezza che spinge la ricerca di cibo a farsi sempre più ossessiva. Quindi non appena i sintomi dell’astinenza compaiono, l’obeso non riesce ad affrontarli e cede all’inevitabile: a mangiare con bramosia. Soprattutto nelle persone obese vi è un basso livello di tolleranza della frustrazione e dell’ansia. E’ molto difficile per loro trovare sollievo, conforto, soddisfazione nei risultati futuri. Per loro questi risultati che vengono dall’impegno personale di seguire delle regole sono sempre troppo “vaghi”, poco tangibili e perciò non perseguibili nel tempo dalla loro volontà.

La pazienza non è una caratteristica molto comune nelle persone obese. Mangiare è “adesso”, perdere peso è solo una possibilità remota e futura nel tempo. Spesso inoltre nell’obeso vi è la necessità di rimandare la “sofferenza” della privazione per non doverla subire al momento e questo stato psicologico comporta un rimandare continuamente il problema dell’impegno a mantenere una dieta.

 Una descrizione del profilo della persona obesa non sarebbe completo ed esaustivo se non si parlasse anche della condizione di sofferenza mentale, di una condizione neuronale alla base del problema dell’obesità, che spinge alla ricerca smodata di cibo. Inoltre l’obesità porta a maggiori nevrosi. La grassezza dell’obeso diviene anche il ”muro” di grassezza che aumenta tra sé e sé, tra sé e gli altri, ad ogni etto. L’obesità e la grassezza producono sempre un effetto distruttivo sia fisico che psicologico. L’individuo obeso incorre in una degenerazione del sé e anche della visione che ha del sé in relazione al mondo esterno. Ma non si tratta solo di questo, perché l’obeso in realtà rischia anche continuamente di andare incontro a seri problemi di salute, persino alla morte. 

Prendere consapevolezza per guarire dalla dipendenza… 

L’obeso, come per chi soffre di altre forme di dipendenza, è vittima di un atteggiamento mentale inconscio che agisce senza che lui possa fermarne gli effetti; a questo si deve ascrivere la ricerca spasmodica del cibo come bisogno, ad un meccanismo di ricerca inconsapevole. Il ricorso al cibo non è legato infatti ad un reale senso di appetito, ma ad una spinta inconsapevole a mangiare senza misura quasi per un rituale irrazionale e incontrollabile. Molte persone obese sperimentano la sensazione di esigenza del cibo. Qualcosa li spinge a mangiare… qualcosa di cui non hanno controllo. Altre testimonianze di pazienti sottoposti a cure riportano uno stato di angoscia e paura nel perdere il peso, paura di dimagrire. Questa inconscia paura spinge l’obeso a mangiare per mantenere la propria condizione. E questa è la psicologia dell’obeso. Prendere consapevolezza, divenire consci significa trovare la chiave del problema per potersene poi liberare. Eppure elaborare la convinzione di avere un problema non è semplice, perché questo richiede anche di divenire consapevoli delle proprie paure, ansie, per poterle risolverle. Le persone insicure hanno paura di abbandonare le loro abitudini per qualcosa che non conoscono. Portare allo scoperto queste paure è un primo passo verso il cambiamento, che ha bisogno di una grande motivazione. 

Piccoli obesi crescono…

Nelle persone obese il cibo gioca un ruolo principale fin dalla prima infanzia. La loro evoluzione è tutta segnata da questo approccio sempre più ossessivo con il cibo. E questo elemento cresce solitamente in seno ad un contesto familiare segnato dall’esagerazione, dalla preoccupazione per il cibo. Il background delle persone obese sembra simile nella maggior parte dei casi: porzioni spropositate di cibo, spuntini fuori orario, disponibilità di dolci di tutte le specie, un continuo incoraggiamento a mangiare come se il cibo fosse la chiave di ogni problema, la soluzione di ogni incomprensione o il premio per qualche successo. Per non parlare poi della convinzione radicata in molti genitori che il sintomo di fame continua sia sinonimo di benessere e che il bambino grasso è bello perché pieno salute. Il bambino, senza neanche esserne consapevole, crescerà con la convinzione che mangiare tanto “fa bene alla salute”, preserverà i ritmi appresi in seno alla famiglia e non li abbandonerà facilmente. Il cibo per loro avrà acquisito una valenza simbolica fino a sviluppare delle sintomatologie ben riconoscibili. Questo atteggiamento mentale conduce all’inevitabile rischio di sviluppare un’obesità psicologica prima ancora che fisica.                     

Articoli correlati