I farmaci per il trattamento del diabete di tipo 2
Analizziamo quali sono i farmaci usati per curare il diabete di tipo 2.
La
terapia farmacologica di controllo del livello glicemico ha maggiore
efficacia se abbinata ad una dieta equilibrata (particolarmente laddove
sussista una situazione di sovrappeso) e ad un buon esercizio fisico.
L’obiettivo dei farmaci per il diabete di tipo 2 è ottenere e mantenere
un livello glicemico prossimo alla norma (l’emoglobina glicosilata,
HbA1c ≤ 7,0%) senza il rischio di ipoglicemia. E’ così possibile
prevenire complicanze microvascolari (retinopatia e nefropatia del
diabete). Le complicanze macrovascolari, invece, non diminuiscono pur
con uno stretto controllo della glicemia.
BIGUANIDI, come la Metformina (che riduce la produzione epatica di glucosio e, in parte, ne aumenta l’utilizzazione periferica) o la fenformina in associazione con una sulfonilurea. La metformina in genere non provoca ipoglicemia ed ha un positivo effetto sul peso (favorendone il calo). Se questo aspetto fosse indesiderato, è possibile contrastarne le cause riducendo le dosi.
Per approfondire:
Biguanidi e Metformina
SULFONILUREE, come il Glimepiride, la Glipizide, il Glibenclamide, il Gliclazide e il Gliquidone
Interagendo con i canali del potassio aumentano la secrezione di insulina. In diabeti di lunga durata perdono di efficacia e richiedono integrazioni o va considerata una sostituzione. Possono provocare ipoglicemia e aumento di peso e vi è una percentuale di rischio nell’impiego in gravidanza.
Per approfondire:
Sulfuniluree. Avvertenze e controindicazioni
SECRETAGOGHI NON SULFONILUREE, come la Nateglinide e il Repaglinide
Anche questi farmaci legandosi ai canali del potassio aumentano il rilascio di insulina. Sono di rapido assorbimento ed eliminazione (30-60 minuti). Vanno assunti prima del pasto e non dovrebbero essere assunti se questo viene saltato. Hanno un costo elevato.
Gli effetti collaterali sono simili a quelli delle sulfoniluree.
Un approfondimento:
Secretagoghi e insulino-sensibilizzanti nella prevenzione delle malattie cardiovascolari dei diabetici
TIAZOLIDINEDIONI (TZD), come il Pioglitazone e il Rosiglitazone
Aumentano la sensibilità del tessuto adiposo, del fegato e della muscolatura scheletrica verso l’insulina. Possono essere assunti in monoterapia o associati a metformina o sulfoniluree; il Pioglitazone con l’insulina. Aumentano il rischio di insufficienza cardiaca congestizia; non è ancora certo un aumento del rischio di infarto miocardico. Possono causare edema periferico, aumento di peso, riduzione della densità ossea e aumento di fratture. Sono sconsigliati in gravidanza.
Notizie correlate:
Efficacia ed effetti avversi dei tiazolidinedioni per il diabete di tipo II
INIBITORI DELLE ALFA-GLUCOSIDASI, come l’Acarbosio e il Miglitolo
Rallentano l’assorbimento del glucosio e altri monosaccaridi. Devono essere assunti ad ogni pasto. Gli zuccheri non assorbiti provocano dolori addominali, talvolta diarrea e flatulenza per la fermentazione batterica. Effetti che possono essere ridotti con una somministrazione graduale. In monoterapia non provocano ipoglicemia; qualora avvenga occorre intervenire con glucosio e non con saccarosio. Sono controindicati in caso di enteropatie e ostruzione intestinale. Vi è un riscio di insufficienza epatica. Nessun riscontro di rischio in gravidanza.
EXENATIDE, usato qualora i farmaci sopradescritti o una loro combinazione non hanno successo
In presenza di glucosio stimola la produzione di insulina. Aumenta il senso di sazietà favorendo il calo di peso. Può provocare nausea, vomito e diarrea, limitare l’assorbimento di altri farmaci. Non può escludersi il rischio in gravidanza.
Per approfondire:
Rischio di pancreatite con l'Exenatide
SITAGLIPTIN
Inibitore dell’enzima DPP-4 – ormone che potenzia la sintesi e il rilascio di insulina da parte delle pancreas. Usabile in ionoterapia o in associazione (ma non con l’insulina). E’ possibile un modesto aumento di peso. Non si conoscono gli effetti dell’uso a lungo termine.
COLESEVELAM
Agisce sugli acidi biliari per abbassare il colesterolo LDL. Usato per il trattamento del diabete unito a dieta ed esercizio, in abbinamento con altri farmaci. Può provocare stipsi, nausea e dispepsia.
AGGIUNTA DI INSULINA
Aggiunta agli ipoglicemizzanti orali, l’insulina è solitamente somministrata la sera o prima di coricarsi in diverse combinazioni.
INSULINE AD AZIONE RAPIDA, come l’Insulina aspart, lipro o glulisina
Rallentano l’assorbimento dell’insulina regolare a livello del sito d’iniezione sottocutanea
Sono più efficaci dell’insulina regolare nel controllo della glicemia post pranzo.
Come tutte le insuline, il rischio maggiore è quello di ipoglicemia, ma è per l’insulina ad azione rapida è minore che per l’insulina regolare. Possibili rischi in gravidanza con la Glulisina.
INSULINE AD AZIONE INTERMEDIA E PROLUNGATA, come la NPH, glargine o detemir
Possono essere combinate con l’insulina ad azione rapida. Hanno maggiore efficacia se usate due volte al giorno; dopo 12 ore l’efficacia tende a scemare. Possono causare ipoglicemia e aumento di peso corporeo. Sicuro l’uso a lungo termine della NPH. Possibili rischi in gravidanza con la glargine e la detemir.
PRAMLINTIDE
Agisce rallentando lo svuotamento gastrico aumentando la sensazione di sazietà e sopprimendo la produzione post pasto di glucosio epatico e glucagone plasmatico. Può provocare nausea, vomito, anoressia e cefalea. Ipoglicemia e rallentamento nell’assorbimento dei farmaci. Precauzioni nell’impiego in gravidanza.
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