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Quando si è in dolce attesa può accadere di soffrire di ipotiroidismo; i sintomi e le terapie non sono uguali per tutte le mamme
Durante la gravidanza e in particolar modo nelle prime settimane di gestazione, è molto importante controllare i livelli ematici di ormoni tiroidei che incidono sullo sviluppo somatico e cerebrale del feto. L’ipotiroidismo in gravidanza infatti, può comportare complicazioni ostetriche e neonatali.
Le gestanti già affette da ipotiroidismo e quindi già sotto terapia ormonale sostitutiva, non corrono rischi poichè nel loro caso basterà accrescere il dosaggio della L-tiroxina non appena si scoprono incinte. In seguito dovranno comunque controllare i valori di TSH (ormone tireotropo) circa ogni due mesi, per eventuali modifiche della terapia. Dopo aver partorito potranno ritornare al dosaggio consueto. L’importante è non sospendere mai la terapia durante la gravidanza.
Per quanto riguarda le future mamme che non hanno mai effettuato controlli della loro funzionalità tiroidea bisogna ammettere che non è spesso semplice interpretare il risultato degli esami di screening, poiché i valori di riferimento sono diversi in gravidanza rispetto a quelli della popolazione generale, ma i laboratori continuano a mantenere questi ultimi. Anche il controllo generalizzato, in realtà comporta spesso solo un allarmismo inutile. Se viene effettivamente constatata la presenza di ipotiroidismo, sarà necessario iniziare da subito una terapia ormonale sostitutiva con tiroxina in dosi crescenti, fino a che non si sono raggiunti valori di FT3-FT4-THS di normale funzionalità (eutiroidismo). |