Ultimi articoli

Ultime news

Sei in Medicina alternativa » medicina alternativa » Che cosa č il Reiki?
E-mail
Cos'è il reikiReiki, un’antica arte basata sul riequilibrio energetico

ReiKi, parola d’origine giapponese, è composta, nell’ideogramma che la rappresenta, da due “disegni”: uno superiore e uno inferiore. Il primo significa energia universale, detto REI e il secondo, quello sottostante, significa energia individuale, nota come KI (in Cina è ciò che viene indicato con Chi).

L’ideogramma, quindi, rappresenta già molto intuitivamente il senso del ReiKi: l’unione dell’energia universale con l’energia individuale. Il ReiKi è, così come la definì il suo primo maestro Mikao Usui, un’antica arte basata sul riequilibrio energetico per l’auto guarigione naturale e la crescita personale. Riscoperto in Giappone alla fine del 19° secolo, ebbe la sua grande espansione in Occidente negli anni ’80 del secolo scorso. Mikao Usui, attraverso studio, dedizione e meditazione, trovò il sistema per riattivare l’energia vitale, bloccata nel corpo umano da accadimenti ed emozioni negative.

Dalle antiche Sutra Buddiste ai testi Sacri per il Cristianesimo, scoprì come fosse possibile influire sui punti energetici per rimettere in circolo l’energia vitale. La tecnica che, nei decenni, fu poi raffinata dai suoi successori, assomiglia nell’esecuzione ad una pratica di tipo pranico. Infatti, è principalmente con l’imposizione delle mani sul corpo fisico, seguendo schemi consolidati che interessano ORGANI vitali e i loro corrispondenti, CHAKRAS, meridiani energetici e punti particolari, che si può sostenere e riattivare lo scorrere dell’energia vitale in tutto il corpo.

Tuttavia ReiKi si differenzia profondamente dalla pranoterapia, perché anziché utilizzare, durante l’esecuzione dei trattamenti, l’energia personale del “terapeuta”, canalizza direttamente l’energia universale. Per entrare in contatto con questa potente e semplice tecnica, esistono due differenti modi. Uno, che chiameremo "passivo", è quello di sottoporsi ad un trattamento di ReiKi, eseguito da un praticante di ReiKi (una persona, cioè, che dopo aver seguito almeno un corso di 1°livello, sia stata istruita e attivata alla pratica di Usui). L’altro, "attivo", partecipando al seminario (o corso) di primo livello, tenuto da un ReiKi Master abilitato e imparando le tecniche per eseguire su di sé e sugli altri i trattamenti di riequilibrio energetico con ReiKi.

Per apprendere la tecnica di Mikao Usui non sono richiesti prerequisiti. Non ci sono ostacoli d’alcun tipo alla sua pratica. Ed è priva di controindicazioni. Permette di riattivare il flusso d’energia vitale anche nelle piante, negli animali e, cosa molto particolare e spesso sottovalutata, anche negli oggetti. E’ noto infatti che, spesso, l’energia di tipo “emotivo” soprattutto quando molto intensa (e purtroppo la più intensa è per grande parte quella negativa, legata a fatti spiacevoli) rimane avvinghiata anche ad oggetti, che finiscono per rappresentarla. Si hanno così quei particolari “luoghi” dove si avvertono sensazioni spiacevoli. Oppure oggetti ai quali si è così fortemente legati da ripensare a quello che rappresentano, che evocano ogni volta che ci capitano tra le mani.

Dagli anni ’90 in poi la diffusione di ReiKi ha subìto una rapidissima accelerazione, grazie all’apertura decretata dall’ultima Grande Maestra della discendenza occidentale di ReiKi (da Mikao Usui ad Hayashi, a Takata e infine a lei: Phyllis Furumoto). Autorizzando tutti i Maestri di ReiKi da lei iniziati all’arte d’Usui ad istruire altri Maestri, Phyllis Furumoto permise che si moltiplicassero le persone in grado di istruire altri alla pratica del ReiKi. Nello stesso tempo, com’è ovvio che sia, è accaduto che per molte persone questa libertà d’azione diventasse l’occasione per “modificare”, “variare” e “commercializzare altro” assieme al ReiKi. Così, dalla metà degli anni ’90, abbiamo assistito, in Italia come in tutta Europa, ad un fiorire d’aggettivi affiancati alla parola REIKI e ad un proliferare di marchi registrati.

Spesso sento chiedermi: “Come fare per distinguere il ReiKi buono da quello commerciale?”. La risposta a questa, lecita per quanto ingenua, domanda (ingenua perché si tratta di un busillibus che interessa ogni tipo di scelta che ci troviamo a fare per scegliere dal salumiere onesto al dentista bravo all’offerta di quel supermercato…) prevede sempre una premessa. Quella di comprendere che l’energia vitale NON è cosa manipolabile. L’energia vitale E’, e basta. Sono gli esseri umani che vogliono o devono manipolare a proprio vantaggio le cose. Così, per distinguere il ReiKi “buono” da quello “commerciale” (che, in ogni caso, non vuol dire per forza meno buono) bisogna semplicemente conoscere chi lo propone. Ci si accorgerà così che la vera scelta è tra “imparare REIKI con una persona che c’ispira fiducia” oppure No. Già da qui inizia, tutto sommato, il viaggio nell’energia vitale: recuperando la nostra, innata, capacità di intuire ciò che è meglio per noi.

Silvia S.P. www.imparare-reiki.it

 

Articoli correlati