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Sei in Medicina interna » Rilievo » Alzheimer: creato per la prima volta in laboratorio un modello in vitro della malattia
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Le cellule cerebrali create in laboratorio generano grovigli di proteine tipici della patologia

 

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Un gruppo di scienziati, guidati da Rudolph E. Tanzi, del Massachusetts General Hospital di Boston è riuscito a creare per la prima volta un modello della malattia di Alzheimer: ovvero una capsula di Petri con cellule del cervello umano che sono state indotte a sviluppare questa grave patologia.

 

Questa scoperta servirà ai ricercatori  per risolvere l’annoso dilemma di come studiare il morbo di Alzheimer per arrivare a nuovi farmaci che permettano di curarlo. Finora l’opzione migliore a cui si era arrivati erano modelli murini in cui era stata indotta una forma imperfetta della malattia.  

La chiave che ha portato al successo della ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, è stata quella di far crescere cellule del cervello umano in un gel, dove sono state formate delle “reti” come in un organo reale, e in seguito sono stati inseriti i geni dell’Alzheimer. Nel giro di poche settimane il team ha visto crescere placche e i grovigli caratteristici della patologia.  

"E’ un passo in avanti gigantesco per il campo," ha affermato il dottor P. Murali Doraiswamy, ricercatore presso la Duke University. "Questo potrebbe accelerare enormemente la sperimentazione di nuovi farmaci candidati".

Una capsula di Petri non è un cervello,  dunque il sistema è carente di alcuni componenti essenziali, come le cellule del sistema immunitario, che sembrano contribuire ai danni che l’Alzheimer provoca nel cervello. Tutto ciò però permetterà agli studiosi di avere a disposizione un metodo rapido e facile da usare per testare nuovi farmaci. 

Infatti il team di Tanzi ha in mente di utilizzare il proprio modello per testare una quantità enorme di composti potenzialmente attivi contro l’Alzheimer. Gli scienziati passeranno al setaccio le capacità di 1200 composti già sul mercato ed altri 5000 che hanno appena concluso la fase I dei trial clinici. 

Tutte queste prove, grazie al modello in vitro della malattia, sarà  possibile eseguirle nel giro di mesi e non anni come necessario invece nel caso in cui si utilizzino modelli animali. Ma il passo decisivo sarà verificare se i medicinali che appaiono efficaci con questo sistema funzioneranno anche nei pazienti affetti dalla patologia.


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