Anisakis: il pericolo del pesce crudo
In Italia sta sempre più prendendo piede la cucina giapponese con le specialità tipiche del sushi e del sashimi. La moda di mangiare pesce crudo si sta diffondendo in tutte le città italiane e una sua dimostrazione è la continua apertura di ristoranti giapponesi in ogni centro urbano.
La delizia di questi piatti non deve far dimenticare agli italiani la pericolosità insita nel mangiare pesce crudo e cioè la possibilità di fare la conoscenza del parassita Anisakis, un verme che si trova nello stomaco di alcuni pesci.
Come si prende l’Anisakis
L’Anisakis è un parassita che vive nello stomaco di alcuni cetacei (balene, leoni marini, delfini) e le sue uova vengono diffuse nel mare attraverso le feci. Una volta che queste uova si trasformano in larve vengono ingerite dai crostacei marini che a loro volta vengono mangiati dai pesci infettandoli.
Quando il pesce viene pescato e non viene eviscerato attentamente, queste larve si spostano dall’apparato digerente alla carne permettendo al parassita di infettare anche la stomaco degli uomini. Però solo ed unicamente se il pesce non viene prima cotto, ma mangiato crudo o marinato o sottosale.
Questo verme non si trova unicamente nella carne utilizzata per il sushi, infatti sono state trovate delle larve anche all’interno di partite di pesce fresco venduto nei mercati italiani proveniente da altri paesi. Le segnalazioni di pesce con l’Anisakis arrivano da ogni parte e non caratterizzano solo il mare che costeggia il Giappone.
Il modo più sicuro per evitare che questo parassita infesti il nostro stomaco è quello di mangiare pesce cotto, oppure pesce crudo tenuto nel surgelatore a -15° per almeno 12 ore, indipendentemente dalla provenienza del pescato.
Sintomi
I sintomi dell’Anisakidosi (parassitosi dell’anisakis) che maggiormente si manifestano sono caratteristici di una gastrite e comprendono: vomito, nausea, diarrea, dolori addominali e alle volte febbre e si manifestano quando il verme penetra le pareti gastriche.
Quando l’Anisakis non riesce ad arrivare fino allo stomaco, ma si ferma nell’esofago i sintomi sono: mal di gola, sensazione di prurito e solletico.
Se le larve che hanno raggiunto lo stomaco non vengono espulse con il vomito o la diarrea possono arrivare nell’intestino provocando delle fitte dolorose come nei casi di una forte colite.
Qualora il verme riesca a perforare l’intestino la sintomatologia sarà: diarrea alternata a momenti di stitichezza, sangue nelle feci e dolorosità addominale.
Alle volte può manifestarsi una reazione allergica anche molto grave, come asma o dermatiti.
Diagnosi
Diagnosticare la presenza dell’Anisakis solo in base ai sintomi è impossibile perché essi sono comuni a molte altre patologie e si deve ricorrere all’utilizzo dell’EGDS (Esofago gastro duodeno scopia), un esame che tramite un sottile tubo a fibre ottiche introdotto dalla bocca permette di esaminare l’apparato digerente.
Quando questo verme ha provocato reazioni allergiche l’utilizzo dell’EGDS non è possibile e si ricorre all’utilizzo di prick test o si analizza il siero sanguigno per verificare la presenza degli anticorpi IgE dell’Anisakis.
Cura
Non esiste una cura farmacologica efficace per l’anisakidosi, ma solo una terapia di tipo chirurgico. L’operazione viene generalmente realizzata con tecnica endoscopica.
In alcuni casi non si rende necessaria una cura, cioè quando il verme è stato espulso tramite feci o colpi di tosse.
Link utili: vermi Anisakis simplex
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