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Secondo una nuova ricerca sul rigetto da trapianto sono gli antigeni dell’organo trapiantato ad innescare il meccanismo alla base del rigetto
Dopo un intervento di trapianto di un organo, puo’ verificarsi una condizione definita “rigetto da trapianto”: il sistema immunitario riconosce come “non propri” gli antigeni dell’organo trapianto e mette in atto un meccanismo di rigetto. Per prevenire questo rischio, i pazienti che hanno subito un trapianto devono assumere immunosoppressori, il cui effetto collaterale è un abbassamento delle difese immunitarie.
In seguito a ricerche compiute sul meccanismo alla base del processo di rigetto da trapianto, gli studiosi avevano ipotizzato che fossero le molecole note come “chemochine” ad attivare le cellule immunitarie T contro l’organo trapiantato.
Un nuovo studio condotto presso l'Università di Pittsburgh ha invece scoperto che le cellule T non vengono stimolate dalle chemochine ma da antigeni specifici dell’organo trapiantato.
Questo nuovo raggiungimento della ricerca potrebbe rappresentare un importante passo nella messa a punto di innovativi metodi terapeutici del rigetto da trapianto.
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