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Complicanze da malattia da reflusso: l'esofago di Barrett
La Malattia da Reflusso assume una importanza clinica
rilevante quando si manifesta cronicamente e si associa a un quadro clinico
definito “Esofago di Barrett”. Con tale termine, dal nome del medico che lo
descrisse per la prima volta nel 1950, si intende una modificazione
dell’epitelio esofageo (ovvero delle cellule che rivestono la superficie
dell’esofago) che può essere riconosciuta in corso di esame endoscopico e
identificata nelle biopsie prelevate a tale livello.
Si può dire quindi che l'Esofgo di Barrett sia una delle più gravi
complicanze nei pazienti affetti da malattia da reflusso, ma non solo. Alcune casistiche hanno
riscontrato le alterazioni in circa il 10-15% dei pazienti sottoposti a
gastroscopia ma le percentuali sono in costante aumento. L’importanza di tali
modificazioni consiste nel fatto che possono evolvere in un tumore maligno
(adenocarcinoma). La percentuale dei
pazienti con Esofago di Barrett che evolve in adenocarcinoma è molto bassa (1-2
%) ma la gravità del tumore e il numero elevato di persone che soffrono di
malattia da reflusso richiede particolare attenzione a tale patologia.
Sebbene possa
interessare qualunque fascia d’età, una sorveglianza particolare è richiesta
nei confronti dei pazienti più anziani sia per la verosimile maggior durata
negli anni della malattia da reflusso sia per una possibile minor sensibilità
ai sintomi che può rendere più difficile la diagnosi.
Uno dei fattori che rende
possibile il manifestarsi dell’Esofago di Barrett è il contatto dell’acido
prodotto nello stomaco con la mucosa esofagea.Questo contatto è favorito dalla
presenza dell’ernia iatale e quindi coloro che manifestano tale alterazione e
presentano disturbi da oltre 5 anni
devono essere attentamente valutati mediante una gastroscopia con biopsie.
Vi
possono essere inoltre alcuni “sintomi
di allarme” che inducono a sottoporre il paziente ad accertamenti. In
particolare occorre prestare attenzione in caso di calo ponderale, difficoltà o
dolore alla deglutizione, presenza di anemia o sangue occulto nelle feci. All’esame gastroscopico, la lesione del
Barrett si manifesta con un cambiamento del colore della mucosa esofagea con
aree di color salmone in prossimità del cardias.
Su tali aree vanno effettuate
biopsie multiple per fornire all’istologo il massimo delle informazioni
possibili. In generale, possiamo
ritenere a maggior rischio di presentare un Esofago di Barrett pazienti di sesso maschile, di età
superiore ai 40 anni, che presentino frequentemente disturbi gastrici di
bruciore o malattia da reflusso anche se in molti studi scientifici risultano colpite anche
le altre categorie di pazienti.
L’uso della Gastroscopia Transnasale ha
facilitato molto l’identificazione di tali lesioni poiché consente di prelevare
i frammenti di tessuto esofageo da analizzare in modo semplice e indolore. Quando viene confermata dall’istologo la
diagnosi di Esofago di Barrett occorre iniziare una terapia antinfiammatoria
con IPP (inibitori di pompa protonica) per ridurre la produzione di acido e
sottoporre il paziente a periodici controlli endoscopici al fine di
identificare eventuali trasformazioni in adenocarcinoma.
I primi segni di iniziale trasformazione sono
la presenza nelle biopsie di Displasia che, a seconda se di basso grado o alto
grado, determinerà la frequenza dei futuri controlli endoscopici. Detti
controlli potranno essere annuali nei casi di displasia di basso grado o
trimestrali nei casi più sospetti. Nei
casi di displasia di alto grado, fortunatamente più rari, occorre intervenire
con tecniche chirurgiche per asportare il tessuto malato. Negli ultimi tempi,
le sempre più sofisticate tecniche endoscopiche consentono di effettuare tali
asportazioni endoscopicamente (mucosectomia) senza ricorrere alla resezione
chirurgica dell’esofago.
Articolo a cura del Dr. Roberto Mangiarotti Medico Specialista in Gastroenterologia
ed Endoscopia Digestiva - Roma www.gastroscopiatransnasale.it
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