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La chirurgia percutanea mini-invasiva è una tecnica chirurgica ortopedica dal recente sviluppo, che si utilizza nella risoluzione di alcune patologie che prima venivano trattate esclusivamente con la chirurgia classica
Le patologie del piede sono state le prime alle quali è stata applicata la chirurgia mini invasiva percutanea, con risultati decisamente positivi.
In particolare viene utilizzata per disturbi quali l’alluce valgo, il dito a martello, o l’alluce rigido.
Ovviamente il rischio di una recidiva, anche se minore, è sempre presente.
Questo tipo di intervento presenta però numerosi vantaggi per il paziente; intanto perchè l’operazione è nettamente più veloce rispetto a quella classica (circa 10/15 minuti contro i 30/40 dell’intervento chirurgico classico) e viene eseguita in anestesia locale periferica o loco regionale. L’utilizzo di ferri chirurgici è ridotto al minimo, anche per la loro piccolezza rispetto a quelli tradizionali. Si immaginino strumenti molto simili a quelli odontoiatrici, ad esempio, che permettono di operare anche sottopelle, riducendo quindi l’incisione cutanea e l’esposizione del capo operatorio. Questo permette di avere un recupero delle funzioni deambulatorie immediato e minore dolore post operatorio. In soggetti anziani con problemi vascolari e in pazienti diabetici questa tecnica riduce inoltre il rischio di complicazioni chirurgiche.
I tempi di recupero sono poi brevissimi, infatti il paziente ha da subito la possibilità di camminare grazie all’utilizzo di un bendaggio contenitivo e di scarpe ortopediche; e nei giorni seguenti, con i dovuti riguardi, può addirittura passeggiare fuori casa.
Dopo circa due settimane, se non ci sono state complicazioni successive all’intervento (cosa che capita molto di rado), avviene il controllo e il cambio del bendaggio, che viene sostituito con cerotti dalla medesima funzione contenitiva ma dall’ingombro minore.
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