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La displasia congenita dell’anca: sintomi,causa, cura, esami
La displasia dell’anca è un’anomalia congenita dell’articolazione dell’anca, che insorge durante la formazione del feto e poi continua a progredire nei primi anni di vita del bambino.
Questa patologia colpisce circa 2 neonati su 1000 e soprattutto femmine appartenenti alla razza bianca caucasica.
Sintomi
Quando il bambino è appena nato la displasia congenita dell’anca si manifesta con un’eccessiva mobilità dell’articolazione che riesce ad uscire dalla cavità acetabolare e solo una visita medica permette di constatare la presenza di questa malattia, che inizialmente non presenta altri sintomi.
Se non diagnosticata la patologia progredisce e in pochi mesi insorge una lussazione permanente dell’anca, che si mostra con un accorciamento della gamba interessata.
Con la crescita del bambino la displasia congenita dell’anca tende a progredire e inizierà a presentare, oltre alla lussazione, un accorciamento dell’arto stesso e il bambino riuscirà a camminare solamente appoggiando l’avampiede.
Con l’età adulta si presentano altre problematiche a seconda della gravità dell’anomalia, che spaziano da un’artrosi severa a un’iperlordosi.
Cause
Purtroppo la causa che fa insorgere questo problema non è ancora stata individuata, ma si è scoperto che diversi fenomeni possono portare al manifestarsi della displasia congenita dell’anca, come la lassità capsulo-legamentosa e una posizione intrauterina podalica a ginocchia estese.
Esami
Per quanto riguarda la diagnostica neonatale per individuare la displasia congenita dell’anca si ricorre a un’ecografia intorno al 5°mese. Mentre negli adulti si effettua una radiografia dell’anca e se la situazione richiede di ricorrere ad un intervento chirurgico viene effettuata anche una tac.
Cura
La cura per la displasia congenita all’anca in età neonatale consiste nell’utilizzo di alcuni divaricatori che permettono di far tornare l’anca alla sua regolare mobilità, ma se la diagnosi è stata tardiva o nei casi rari in cui i divaricatori non sono stati sufficienti si ricorre ad interventi di riduzione cruenta associata ad osteotomie femorali o pelviche.
Quando il paziente è un adulto la principale preoccupazione è quella di evitare il presentarsi dell’artrosi all’anca e ciò viene realizzato evitando il sovrappeso e prescrivendo al paziente dell’attività fisica idonea come il nuoto. In caso di anche displasiche centrate e in assenza di artrosi si può sottoporre il paziente ad un intervento chirurgico correttivo.
Quando invece è presente l’artrosi ma solo ad uno stadio iniziale si può ricorrere all’osteotomia di Chiari per ridurre la progressione della malattia.
Quando l’anca dell’adulto è affetta da un’artrosi progredita l’unica soluzione è ricorrere alla protesi dell’anca.
Approfondimenti
Displasia dell’anca
Cura displasia anca neonatale
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