Cibo e personalità: le ghiandole surrenali
A cura della Dott.ssa Sara Ascoli, Antropologo Medico e di Counseling
Il surrene è un organo composto da due ghiandole ad attività
endocrina. Di forma triangolare, è posizionato nei pressi della sommità
del rene. In realtà si tratta di due organi separati, ma combinati in
uno: la porzione esteriore delle ghiandole surrenali è detta corteccia
adrenale, mentre quella interna è chiamata midollo adrenale.
La corteccia ha soprattutto un ruolo fondamentale per ciò che concerne le funzioni ormonali, ma bisogna tener presente che opera anche per regolare: il metabolismo dei minerali (sodio, potassio); il metabolismo in genere (uso e distribuzione dei carboidrati, proteine e grassi; equilibrio idrico); le reazioni allergiche ed immunologiche (ipersensibilità, allergie e malattie immunitarie); la produzione degli ormoni maschili e femminili. Negli anni ’40 il dott. Jhon Tintera, celebre endocrinologo pioniere nel trattamento delle affezioni adrenali, denunciò l’importanza del sistema endocrino e soprattutto delle ghiandole surrenali nella determinazione degli stati mentali detti patologici. In un ormai famoso articolo apparso sulla rivista Woman’s Day, nel febbraio del 1958 , il dott. Tintera spiegava in che modo le ghiandole adrenali siano i regolatori del nostro carattere, della nostra efficienza e persino della nostra personalità.
Il modo in cui funzionano, e quindi, in cui determinano i nostri stati d’animo, dipende essenzialmente da ciò che mangiamo!
È possibile, pertanto, migliorare la nostra natura, il nostro carattere, modificare in meglio la nostra personalità, semplicemente selezionando gli alimenti di cui nutrirci, basandoci sulla preziosa conoscenza di ciò che accade a quegli alimenti una volta che sono dentro il nostro corpo.
Le ghiandole surrenali sono parte del sistema endocrino la cui missione è regolare le funzioni dei nostri corpi e delle nostre menti. È grazie alle ghiandole surrenali che noi siamo le persone che siamo. Queste ghiandole hanno il compito di mantenere la vita: l’esistenza senza una delle altre ghiandole endocrine (ipofisi, tiroide, paratiroidi, pancreas, ovaie, testicoli, timo, milza) è possibile, anche se dolorosa e menomata. Senza le adrenali non si può vivere. Le adrenali sono le prime a regolare il processo chimico che converte ciò che mangiamo e beviamo in sostanze in grado di far funzionare il nostro corpo, di farlo crescere e modificare, e soprattutto che gli permettano di riparasi e guarire. Le proteine animali per esempio non sono utilizzabili così come sono dagli uomini: il corpo deve prima scinderle in aminoacidi, poi, grazie a reazioni enzimatiche, può procedere a riassemblare questi aminoacidi. Solo così si realizzano proteine umane che il nostro corpo è in grado di utilizzare. Grassi, minerali e carboidrati, anche loro devono essere costruiti a partire dalle sostanze contenute nei cibi. Ma proteine e grassi alieni non sono esclusivamente convertiti in proteine e grassi umani. Verso la fine dei processi di trasformazione, queste sostanze vengono trasformate in glicogeno (una riserva di glucosio che è lo zucchero naturale del nostro corpo, il suo carburante), dapprima nel fegato, poi nei tessuti dei muscoli, infine nel sangue, dove diviene glucosio.
Il glucosio è sempre presente nel sangue: questo zucchero naturale, assieme all’ossigeno, costituisce il carburante del nostro organismo; man mano che noi bruciamo glucosio, la riserva di glicogeno viene trasformata in glucosio immesso nuovamente in circolo nel sangue. Affinché al funzionamento del corpo e della mente venga garantita sempre una certa efficienza, è necessario che la quantità ematica di glucosio e di ossigeno sia mantenuta in una certa proporzione. Solitamente sono proprio gli ormoni adrenali ad occuparsi di mantenere questa situazione in equilibrio: quando dobbiamo compiere sforzi fisici, quando corriamo, quando pensiamo intensamente a qualche grave problema, quando dobbiamo affrontare una situazione complicata, le ghiandole adrenali fanno in modo che l’attività cardiaca e respiratoria si intensifichino: di conseguenza, aumentano i livelli ematici di ossigeno, di pari passo con quelli di glucosio. Di contro, se stiamo riposando il tasso di glucosio nel sangue di cui necessitiamo quale combustibile del nostroorganismo sarà ridotto, e così pure verrà ridotta la quantità di ossigeno presente nel nostro flusso sanguigno.
Molti di noi oggigiorno violentano letteralmente le proprie ghiandole adrenali a causa dell’immane quantità di carboidrati raffinati consumati. Pasta, pizza, pane, biscotti, dolcetti, cioccolatini, caramelle, bevande gassate, caffè, sono tutto tranne che glucosio, prima di essere ingeriti. Ecco perché cadono al di fuori di ogni naturale processo chimico del nostro organismo. I carboidrati raffinati giungono immediatamente nell’intestino, e da lì, ormai in forma di glucosio, subito nel sangue, laddove è già preesistente la giusta quantità di glucosio bilanciata con i livelli di ossigeno. Va da sé che in tal caso i tassi ematici di glucosio salgono alle stelle: l’equilibrio è rotto ed è crisi. E’ come se nel nostro corpo fosse scoppiato un incendio e tutti i sistemi vengono allarmati per fronteggiare tale emergenza: ecco che il pancreas secerne insulina, un ormone antagonista delle surrenali. In questo caso infatti, compito dell’insulina è di far scendere i livelli di zucchero nel sangue, mentre quello delle adrenali è di ripristinarli. L’effetto dell’insulina porta i livelli ematici di glucosio eccessivamente in basso, ed ecco la seconda crisi.
A questo punto, in conseguenza della variazione organica dei tassi ematici di glucosio, si registra una importante variazione umorale: subentra la stanchezza, la sonnolenza, le palpebre si fanno pesanti, si fa fatica a sollevare gli arti, il respiro è affannato, la vista subisce un calo; è difficile mantenere l’attenzione e la concentrazione; si può arrivare sino a non aver la forza di palare; ad avere conati di vomito e giramenti di testa. Nei casi più gravi si suda freddo ed si ha la percezione di tremare; si perde sensibilità alle gambe. L’umore è abbattuto, triste; si può avere una inspiegabile voglia di piangere; si percepiscono problematiche insormontabili nella propria vita; si prova sconforto; ci si reputa incapaci di affrontare anche le più piccole difficoltà; non si scorgono soluzioni e non si colgono eventuali offerte d’aiuto da parte di terzi; soprattutto la percezione è alterata; si perde il contatto con la realtà e si è carenti di qualsivoglia forma di empatia. Ovunque si insinua il sospetto: il cervello diviene vittima di stati allucinatori e persecutori; ci si sente soli, isolati.
Questa è ipoglicemia.
Si tratta della seconda crisi: il tasso di glucosio nel sangue è troppo basso ed il cervello sta perdendo il proprio indispensabile carburante. Registrato il pericolo, il cervello invia un segnale alle ghiandole surrenali, ordinando loro di intervenire per ripristinare un livello accettabile di glucosio, tale che garantisca la sopravvivenza, ora minacciata dall’improvviso deficit.
Ecco entrare in azione gli ormoni cortisolo ed adrenalina, secreti proprio dalle ghiandole surrenali, antagonisti dell’ormone insulina. Loro missione è far risalire il tasso ematico di glucosio, nel tentativo di ripristinare il corretto equilibrio e porre fine alle crisi.
Ma vediamo cosa accade al soggetto in crisi ipoglicemica: ora il suo cuore sta accelerando; prova ansia, o paura, anche; si sente più nervoso, irascibile; tutto nervi e scatti; potrebbe alzare la voce per un nonnulla; non sopporta due stimoli sensoriali assieme; non riesce a stare fermo, è frenetico ed ha bisogno di fare e fare, qualsiasi cosa; può arrivare anche a manifestare attacchi di panico. E’ la terza crisi.
Questo è l’iter semplificato. Già, poiché quando entra in azione l’insulina e fa scendere rapidamente il glucosio, il nostro cervello è letteralmente affamato e chiede disperatamente che l’organismo assuma zuccheri: è la cosiddetta fame nervosa che ci porta spesso ad ingurgitare qualcosa nell’intervallo tra la seconda e la terza crisi, dando il via, in questo modo, ad una nuova prima crisi!
La giornata tipo di un italiano medio ha inizio con il caffè, qualche biscotto. Un’ora dopo fanno seguito cappuccino e cornetto. Mezza mattinata e di nuovo caffè o succo di frutta rigorosamente zuccherato. Poi il pranzo (pasta, pane, o pizza), che normalmente si conclude con qualche dolcetto. A metà pomeriggio c’è lo “sfizio” spezzafame (??), poi magari un altro caffè. Infine la cena…e naturalmente il dolcetto dopocena: biscottino, cioccolatino, liquorino. Non bastasse tutto ciò si possono aggiungere le bevande gassate e zuccherate, le caramelle e i chewingum, le sigarette.
Non è raro che si arrivi a sera stanchi, stremati, stressati, incapaci di pensare, intrattabili, profondamente irritabili, con stati allucinatori a tema persecutorio, vittimisti; dal pessimo sonno ed incapaci ormai di riposare; estenuato da piccoli ma diffusi dolori muscolari e ripetute infiammazioni di ogni tipo; il ventre gonfio, le ritenzioni i idriche ed i problemi circolatori; le frequenti emicranie e quell’allergia stagionale che è diventata una quattro stagioni.
Ah, non lo abbiamo detto? L’italiano medio è zucchero dipendente!
La gravità delle crisi che si susseguono dipende dalla quantità di glucosio in eccesso nel sangue. Con il passare del tempo un andamento di questo tipo può danneggiare severamente le ghiandole adrenali. Di conseguenza la personalità va in pezzi; la mente non è più effettivamente in grado di discernere ciò che è reale da ciò che non lo è; non è più possibile far fronte anche al minimo evento stressante; non si porta più nulla a termine; si possono avere pensieri suicidi; l’esistenza diviene una dura lotta per la sopravvivenza: tutto è sforzo, stanchezza, fatica, dolore; si moltiplicano le allergie e gli stati infiammatori.
Fu così che Tintera sottopose tutti i suoi pazienti al test di tolleranza al glucosio dimostrando il ruolo fondamentale dell’alimentazione nella salute mentale. In prima istanza terapeutica, infatti, prescriveva una dieta appropriata e completamente priva di zucchero. I pazienti che presentavano una ridotta funzionalità della corteccia adrenale potevano soffrire dunque di ipoglicemia ( o di un disturbato metabolismo dei carboidrati), ma non tutti gli ipoglicemici presentavano disturbi nella funzionalità adrenale.
Inutile dire che Tintera fu perseguitato, soprattutto quando suggerì la correlazione zucchero/schizofrenia (in quegli anni si premiava con il nobel colui che suggerì di applicare la lobotomia per la “cura” della schizofrenia); successivamente fece notare che anche l’alcoolismo si sviluppa in relazione allo zucchero ed al suo effetto sulle ghiandole surrenali; per concludere che: «è ridicolo parlare di diversi tipi di allergie quando tutte son dovute al cattivo funzionamento delle ghiandole surrenali…a causa dello zucchero» .
Tintera morì nel 1969, a soli 57 anni.
Link utili:
Centro d'ascolto Haras
|