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AUTISMO, PASSO IN AVANTI NELLA RICERCA DELLE CAUSE

L’autismo è una patologia estremamente complessa, le cui basi genetiche si stanno a poco a poco chiarendo. Da pochi anni è emerso il concetto di uncosiddetto “endofenotipo autistico”, ossia di una complessa ragnatela di sintomi comportamentali che correlano con parametri biologici e genetici; uno dei più interessanti fenomeni svelati recentemente in questo ambito di ricerca è che tale endofenotipo è osservabile anche nei fratelli sani, non-autistici, di bambini affetti dalla patologia.

Poiché la malattia autistica ha una base genetica, uno STUDIO coordinato dalla dottoressa Marina Saresella e dal professor Mario Clerici, del Centro IRCCS “S. Maria Nascente Fondazione Don Gnocchi” di Milano, svolto in collaborazione con i neuropsichiatri infantili della Fondazione stessa, ha cercato di chiarire se tale endofenotipo estendesse i suoi effetti anche su altri parametri e più in dettaglio, sul sistema immunitario.

I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati in questi giorni su “Biological Psychiatry”, la più importante rivista nel settore specifico: essi confermano l’ipotesi di partenza, dimostrando che il sistema immunitario dei fratelli sani di pazienti autistici è immaturo e notevolmente meno efficace di ciò che si osserva in bambini sani senza relazioni di parentela con soggetti autistici.

In definitiva, il sistema immunitario dei bimbi autistici e dei loro fratelli sani è del tutto sovrapponibile ed è radicalmente differente rispetto a quanto osservato in individui sani che non hanno patologia autistica in famiglia. Quindi, l’endofenotipo autistico non si limita a provocare sottili alterazioni nello sviluppo neurologico dei fratelli sani di bimbi autistici, ma ne altera –potenzialmente in modo severo - anche la maturazione del sistema immunitario.

 «Questi risultati – affermano gli autori dello studio - contribuiscono a chiarire il contributo determinante della componente genetica nelle cause della patologia autistica. Aprono inoltre nuove prospettive di ricerca e verosimilmente semplificheranno l’individuazione dei singoli geni associati con tale patologia».

Articolo a cura dell'Ufficio Comunicazione e Relazioni Esterne Fondazione Don Gnocchi

Link utili: 

Fondazione Don Gnocchi

 

 

 

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