Quando il mondo dei sogni diventa terapeutico
Il missionario
M. G. Grubb in un suo libro ("An unknown people in a anknown land”, popoli sconosciuti in terre sconosciute) racconta
un curioso episodio. Un indiano del Paraguay dove Grubb si trovava in missione,
lo accusò di aver rubato le zucche dal suo giardino perché lo aveva visto in
sogno compiere il furto.
Nonostante il missionario si affannasse a mettere in
evidenza la falsità dell’accusa, si trovò in una situazione difficile poiché
l’indiano non metteva assolutamente in dubbio quanto aveva visto in sogno.
Questo caso emblematico mette in risalto la diversa modalità di rapportarsi al mondo dei
sogni in differenti culture. Il missionario Grubb viveva nel sogno degli
indiani una esistenza di cui non aveva la minima conoscenza. D’altronde nessuno
può definire del tutto falsa l’accusa dell’indiano, in quanto la scena si è
verificata, sebbene su un piano di realtà diverso da quello riconosciuto dal
mondo civilizzato di Grubb. Nel mondo primitivo il ponte di comunicazione tra
il mondo dei sogni e quello della veglia è ben saldo e i due mondi spesso si
fondono e si confondono, in un incessante dialogo, attraverso le immagini
oniriche, con “l’al di là” e con gli dei.
Nel mondo primitivo il sogno è considerato un messaggio inviato dagli dei che viene
interpretato dalle autorità religiose e può fornire al sognatore la soluzione
di problemi individuali o collettivi.
Nella nostra cultura si sono rotti i ponti di collegamento tra la metà diurna e quella
notturna dell’uomo e il mondo dei sogni è stato dimenticato e considerato come
un’appendice della veglia o come pura irrealtà. Il sonno ora assomiglia alla
morte, un momento di annullamento nel quale i sogni emergono come strane
immagini spesso ansiogene, un “quasi- nulla”
incomprensibile e a volte popolato da inquietanti fantasmi.
Per l’uomo primitivo, invece, il momento del sogno rappresenta il momento vitale per
eccellenza. E’ lì che l’uomo “trascende” ed entra in contatto con quanto di più sacro esiste dentro di sé. Holderlein nel suo Romanzo Mitico
afferma: “l’uomo è un Dio quando sogna e un mendicante quando riflette”.
Attualmente lo psicologo del profondo tenta di riportare alla luce questi “reperti
archeologici” sepolti nelle profondità dell’inconscio e ripropone alla persona
sofferente un fecondo dialogo con l’anima attraverso l’analisi del mondo dei sogni.
Un vero e proprio ritorno dalla cultura alla natura con conseguente attivazione e
liberazione di energia psichica. Nelle svariate manifestazioni della sofferenza
umana oggi denominate “psicopatologie”, c’è sempre una scissione più o meno
profonda all’interno dell’individuo, scissione che impedisce il libero fluire
dell’energia proveniente dalle profondità dell’inconscio e impoverisce la
personalità. La comunicazione tra le nostre parti “divise” è indispensabile alla ricerca di un nuovo equilibrio psichico e di un più profondo significato dell’esistenza.
Freud considera il mondo dei sogni “la via regia per l’inconscio”, l’espressione delle nostre pulsioni e una valvola di sicurezza per l’io; Adler lo considera lo strumento privilegiato per la ricostruzione della personalità turbata; Gerard di Neval un“metodo di conoscenza superiore a quello della ragione che giunge fino all’essenza delle cose”. Jung sottolinea il suo aspetto progettuale che dà avvio al processo di individuazione, processo cardine della psicologia analitica che
porta l’uomo a operare una sintesi tra le sue parti scisse (la coscienza e
l’inconscio).
Le immagini simboliche della mente non razionale, così come appaiono nel mondo dei sogni,
costituiscono l’essenza della vita psichica emozionale. Il moderno terapeuta, così
come i vecchi sciamani, aiuta la persona sofferente a portare alla luce gli
elementi più oscuri della propria personalità. Attraverso questo dialogo con le
immagini che affiorano nei sogni viene restituito all’analizzando il suo “mito personale” in un processo
dinamico di conoscenza.
Le grandi metafore oniriche sono spesso portatrici di significato
e sono fondamentali all’esistenza umana in quanto favoriscono la “connessione” tra le “immagini cariche di affetto”
dell’inconscio ed il “mondo reale”. Questo
difficile e travagliato percorso fa emergere lentamente alla luce una
personalità più “intera”, più autentica e armoniosa e proiettata verso un nuovo
e più ampio progetto esistenziale.
Articolo a cura di
Virginia Salles, Psicologa-psicoterapeuta di Roma
www.virginiasalles.it
Link utili sull'autrice:
http://www.centrostudipsicologiaeletteratura.org/
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