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La sindrome di StoccolmaLe emozioni tirano brutti scherzi. Ma quando ci si affeziona al proprio carceriere si va oltre l'immaginario. E' la Sindrome di Stoccolma, quel fenomeno che porta le vittime di rapimenti a identificarsi e a manifestare sentimenti positivi verso il proprio aguzzino. Anche se non è un fenomeno ben delineato sono molti i casi di persone rapite che fraternizzano con il proprio aguzzino.
A volte si dimostra affetto e attrazione per le persone più improbabili. Ma è addirittura inconcepibile che una vittima di sequestro possa affezionarsi e dimostrare sentimenti forti nei confronti del proprio aguzzino. Ma la cronaca ci ha abituato ad avvenimenti strani di questo tipo. Gli psicologi e studiosi del settore hanno dato un nome a questa forma di dipendenza dei sequestrati nei confronti dei sequestratori, si chiama Sindrome di Stoccolma. Questo nome deriva proprio da un avvenimento avvenuto nel 1973 ad un gruppo di prigionieri che durante il sequestro familiarizzarono e parteciparono a tal punto con i propri aguzzini da difenderli poi in tribunale. Il caso estremo fu l'innamoramento stesso di una prigioniera nei confronti di uno dei malviventi. Non tutti gli esperti concordano con l'esistenza di una sindrome che porti addirittura a patteggiare e interiorizzare in modo positivo il rapporto con il proprio aguzzino, colui che potenzialmente ha tutto l'interesse a farci del male. Ma nella realtà continuano a manifestarsi casi assimilabili alla Sindrome di Stoccolma. Come nel caso di Natascha Kampusch, la donna vittima di un sequestro durato otto anni, durante i quali per sua stessa ammissione, nessuno le avrebbe impedito di fuggire e liberarsi. Un caso di vera e propria dipendenza influenzata. La Sindrome di Stoccolma è un particolare stato psicologico in cui la vittima di abusi o violenze escogita una sorta di alleanza con il proprio carnefice. Un manifestare sensazioni positive verso l'aggressore che possono scaturire in veri e propri coinvolgimenti emotivi ed innamoramenti, è evidentemente una sorta di meccanismo difensivo nel quale si cerca di cancellare l'episodio traumatico per mezzo di un lieto fine. Una vera e propria "identificazione con l'aggressore" secondo molti esperti. La vittima ha bisogno di interiorizzare alcune caratteristiche dell'aggressore per difendersi, di comprenderlo quasi empaticamente, ad esempio tentando di sentire quel senso di colpa che egli stesso prova. Nella sua brutalità, la Sindrome di Stoccolma nasconde quasi un aspetto positivo: aiuta la sopravvivenza del soggetto vittima riuscendo a realizzare un feed back positivo da parte dell'aggressore. Si può trovare spiegazione a tutto ciò partendo da due meccanismi: la regressione e l'identificazione con l'aggressore. |