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Facciamo il punto su: Interruzione volontaria di gravidanzaL'interruzione volontaria di gravidanza è un fatto. La legge la riconosce e la regola con la legge 194. I metodi e le tecniche utilizzate per indurre un aborto sono ormai acquisite ed evolute. Ma cosa c'è dietro la scelta di interrompere una gravidanza? Quali sono i rischi che corrono le donne che si sottopongono ad un aborto volontario? E cosa dice la legge in proposito? La legge e la vita non ammettono ignoranza.
A costo di essere impopolari, a volte è necessario fare il punto della situazione su certe questioni delicate e impegnative. Questioni vitali come l'aborto volontario: i metodi attualmente riconosciuti nel nostro paese e le conseguenze legali legate a questa decisione. Nonostante dall'approvazione della Legge n.194, legge che regola l'interruzione volontaria di gravidanza, siano passati ben trentatrè anni, la questione "aborto volontario" non smette di far discutere, inasprire il dialogo e le prese di posizione sui due fronti, pro e contro l'aborto, e di suscitare proposte revisioniste o migliorative della legge. Ma se la dialettica viva e produttiva ha il grande vantaggio di migliorare la riflessione e le proposte, la poca dimestichezza con le norme e i metodi, che in fin dei conti rappresentano l'essenziale della questione, gioca un ruolo decisivo. E purtroppo l'inconsapevolezza riguarda il più delle volte le donne che nonostante tutto sono i soggetti più coinvolti dal punto di vista fisico, morale e decisionale. Leggi cosa prevede la Legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. Ma se la legge 194, buona o brutta che sia, che piaccia o meno, ha il grande vantaggio di stabilire regole democraticamente riconosciute e certe, non ha il potere di intervenire sui rischi per la salute della donna che ciascun metodo può portare. Attualmente le tecniche per realizzare un'interruzione volontaria di gravidanza si distinguono in tecniche mediche-chirurgiche e tecniche farmacologiche. Le tecniche più invasive, quelle che prevedono interventi chirurgici e a volte un periodo di ricovero sono diverse, ma fanno tutte capo ad un'unica tipologia di aborto provocato: lo svuotamento strumentale. È la metodologia maggiormente diffusa. Avviene in anestesia parziale della durata dell'intervento, circa 5 minuti e consiste nello svuotamento dell'utero attraverso l'aspirazione strumentale dell'embrione o del feto feto. E' il periodo di gestazione che definisce il metodo più appropriato. Se vuoi saperne di più leggi quali sono i metodi, i tempi e i rischi delle tecniche mediche di interruzione volontaria di gravidanza. Esistono poi metodi chimici indotti con farmaci specifici da assumere sempre e solo su prescrizione medica. Le farmacie non possono vendere queste pillole abortive senza ricetta. L'ultima arrivata è la tanto discussa RU 486. Il mifepristone, il principio dell'RU 486, è uno steroide sintetico utilizzato come farmaco nei primi due mesi della gravidanza. Rispetto ai metodi abortivi tradizionali l'uso della pillola non prevede l'ospedalizzazione e non implica i rischi di un intervento chirurgico. Ma ha tanti altri effetti secondari. Se vuoi saperne di più leggi quali sono i metodi, i tempi e i rischi della RU 486. E' spesso confusa con la RU 486, ma la Pillola del giorno dopo si basa sul solo sospetto di una gravidanza indesiderata ed è precisamente classificata come anti-ovulatorio (impedisce il rilascio dell'ovulo dalle ovaie) e non come abortivo. L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) infatti ha chiarito che la pillola del giorno dopo non è in grado di impedire né l'ingresso dello spermatozoo nell'ovulo, né l'annidamento dell'ovulo fecondato nell'utero. E' un farmaco a base di Levonorgestrel che agisce bloccando l'ovulazione. Va utilizzato entro le 72 ore (3 giorni) successive a un rapporto sessuale. Se vuoi saperne di più leggi quali sono i metodi, i tempi e i rischi della Pillola del giorno dopo.
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