Pedofilia, malattia neurologica?
Novità sul fronte malattie neurologiche. Nel 42° Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia cerca di dare tante risposte grazie agli studi e alle scoperte che in questa occasione verranno presentati, riguardo la pedofilia.
La pedofilia può avere un'origine genetica? Qualcuno potrebbe risentirsi di un'affermazione, ma i risultati dello studio effettuato dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino sembra andare completamente controcorrente. La scoperta diretta dal professor Pinessi e pubblicata su una prestigiosa rivista internazionale (Biological Psychiatry) parte da un'osservazione innovativa. “Lo studio di un
nostro paziente - spiega il
professor Pinessi - che ha
incominciato a manifestare pedofilia eterosessuale all’età di 50 anni verso la
propria figlia di nove anni ed è poi andato incontro a demenza
fronto-temporale, ci ha infatti consentito di identificare una mutazione del
gene della progranulina, localizzato sul cromosoma 17. La progranulina - continua il professor Pinessi - è un
fattore di crescita che regola numerose funzioni, tra cui lo sviluppo della
differenziazione sessuale del cervello dalla vita intrauterina fino all’età
adulta e la sua associazione a una devianza apre nuovi orizzonti: per la prima volta, infatti, l’anomalia di un gene è
stata posta in correlazione con una disfunzione della condotta, che rimane
tuttora di drammatica attualità".
La pedofilia è un disturbo dell’eccitazione
sessuale in cui si manifesta un interesse erotico per bambini in età
prepuberale, talora limitato al desiderio o al tentativo di seduzione, oppure
unito a esibizionismo, a sadismo o feticismo. Il sistema di
classificazione usato in psichiatria la include tra quelle forme di eccitazione
sessuale legate a stimoli particolari considerati anomali dalla società. Ma le sue basi neurobiologiche sono, a tutt’oggi,
scarsamente conosciute. Il caso clinico analizzato dallo studio di Torino mette in luce un aspetto dell'origine del disturbo sociale e mentale ancora del tutto non indagato. Non si può infatti escludere che, oltre alle influenze ambientali,
la predisposizione genetica possa condizionare in maniera rilevante
l’orientamento sessuale e più in generale il comportamento di un individuo. "Questa nostra scoperta - conclude il professor Pinessi - solleverà importanti questioni anche in ambito bioetico, terapeutico e
preventivo. La ricerca torinese è il punto di partenza e richiederà nuovi studi
per estendere i risultati”.
SIN Società Italiana di Neurologia
Prevenzione pedofilia
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