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Malattie osteo-articolariIl prof. Guido Rovetta parla delle terapie di protezione articolare attuate con integratori

Tra le duecento e più malattie osteo-articolari [ http://www.reumatismo.it ], l’artrosi è quella che fa soffrire il maggior numero di persone. L’artrosi non è un semplice invecchiamento articolare. Certo è più frequente negli anziani, ma fra l'artrosi e l'invecchiamento della cartilagine sono state dimostrate esistere notevoli bio-differenze  [ http://www.artrosi.it ].

La “somma di dolore” provocata nella collettività da questa malattia la fa indubitabilmente collocare ai primi posti fra le sindromi algiche ad elevato costo sociale. Nelle classificazioni scientifiche, l’artrosi viene universalmente indicata come “patologia degenerativa”, ma quest’aggettivo è assolutamente privo di significato concreto e nasconde un sostanziale vuoto di conoscenza. In realtà non v'è alcuna “degenerazione” nell'artrosi: semplicemente, malgrado varie ipotesi formulate, non se ne conosce la causa. Si intravedono tuttavia alcuni moventi: il riferimento genetico ha ricevuto numerosi contributi ed è attualmente preso in molta considerazione. Tuttavia il polimorfismo genetico che influenza alcune localizzazioni come l'artrosi del ginocchio varia attraverso le diverse etnie e sessi, nei caucasici restando indicato il ruolo di geni come ASPN, COMP, FRZB, e COL2A1.

I rapporti fra displasie di vario grado e artrosi precoce e distruttiva sembrano bene stabiliti. La mutazione arg 519-a-cys ha definito un nuovo tipo di artrosi geneticamente condizionata . Per quanto attiene al locus HLA-DRB1, gli aplotipi relativi sembrano associati più facilmente all'artrosi della mano che ad altre localizzazioni. Sono stati anche identificati alleli protettivi, la cui mancanza spiegherebbe almeno in parte le preoccupanti forme aggressive dell’artrosi, specialmente della mano e dell’anca [ http://www.osteoartrosis.gozzilla.it/ ]. Ma veniamo alla cura. Per combattere il dolore dell’artrosi si ricorre comunemente ai farmaci anti-infiammatori – con effetti collaterali anche pericolosi - o alle infiltrazioni di cortisone; altre cure fisiche, chinesiche e di azione riflessa sono pure applicate, e il vantaggio che esse determinano è in maniera importante disgiunto da  azioni tossiche. Ma la nuova, entusiasmante frontiera della cura dell’artrosi sono le terapie di protezione articolare attuate non con farmaci aggressivi, ma con integratori quali condroitinsolfato, glucosamina, collageno II ed acido jaluronico che seguono la via naturale della supplementazione. Esse non tentano di sopprimere direttamente l’infiammazione (l’artrosi non è una malattia infiammatoria) bensì mirano a salvaguardare la struttura cartilaginea e  articolare e ricerche ormai documentate ne testimoniano l’efficacia e l’ampia tolleranza. L’associazione delle varie sostanze è presumibilmente più attiva delle singole sostanze - anche se questo non è stato tuttora documentato. Secondo la mia opinione, attualmente ogni paziente artrosico dovrebbe ricevere queste cure, ma alla terapia di protezione articolare vanno associati opportuni interventi verbali e comportamentali, educazionali e ricondizionanti che possono modificare la percezione del disagio articolare e realizzare una efficace riabilitazione. Malgrado qualche voce discorde, sicuramente i farmaci di cui disponiamo per la protezione articolare non sono i migliori possibili, ma vanno nella direzione giusta e vengono continuamente perfezionati. Una facile lettura di come si conduce correttamente la cura integrata dell’artrosi centrata sulla persona, secondo l’esperienza e gli studi del Centro Reumatologico Bruzzone dell’Università di Genova [ http://www.frillieditori.com/books/nontemeraialcunmale_primo.htm ] può essere utile ad ogni persona che soffra di un dolore artrosico, sia esso appena avvertito, lieve o intenso, continuo o episodico e difficilmente sopportabile. Si può concludere che attualmente a  tutti  gli ammalati di artrosi è possibile apportare qualche sollievo [ http://www.artrosi.it/manuale.asp ]

Guido Rovetta, Professore Associato in Reumatologia, Università di Genova e Fondazione Salvatore Maugeri, Clinica del Lavoro e della Riabilitazione, Istituto di Ricovero e di Cura a carattere scientifico, Genova Nervi

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